Castelvero

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venerdì 9 febbraio 2024

EL QUATTROCENTO QUELLI DI VESTENA ERANO STANCHI DELLE ANGHERIE IMPOSTE DALLA CITTA' DI VERONA (appunti Valdegamberi)

 

NEL QUATTROCENTO QUELLI DI VESTENA ERANO STANCHI DELLE ANGHERIE IMPOSTE DALLA CITTA' DI VERONA (appunti Valdegamberi) La storia che non trovi sui libri.

Nel Medioevo si definiva angheria una prestazione forzata imposta dalla pubblica autorità (mantenimento e riparazione dello stato delle strade e delle opere pubbliche, fornitura di mezzi di trasporto, fornitura di legna vettovaglie e uomini). Nel Quattrocento le autorità cittadine chiedevano anche a Vestena, come a molti altri borghi del veronese, delle angherie. A volte l’onere di queste angherie veniva ripartito pro-quota tra i diversi comuni di un Vicariato, altre poste a carico di più Vicariati. Vestena era un comune rurale che faceva parte del Vicariato di Tregnago, insieme a Tregnago, Cogollo, Marcemigo, Castelvero, Bolca con Volpiana, Pernigo, Centro e Corno. Il territorio dell'alta val d'Alpone ha sempre gravitato nell'ambito veronese mentre il vicino comune di San Giovanni in Larogna (poi diventato Ilarione) era stato ab antiquo in diocesi e distretto vicentino (quest'ultimo fino al secolo scorso). Questo vicariato confinava e in parte si incuneava all’interno dell’altro Vicariato della Montagna del Carbon, così chiamava nel Quattrocento, a cui - tra gli altri - faceva parte Saline, Tavernole, Badia (allora Spreacumprogno), Selva di Progno. Quest’ultimo, grazie agli antichi Privilegi Scaligeri godeva di un trattamento speciale e di diverse esenzioni, che per secoli hanno suscitato le invidie degli abitanti dei borghi circostanti, desiderosi anch’essi di beneficiare di un simile trattamento. Fu così che ad un certo punto, nel 1478, la comunità di Vestena, per bocca di Nicola del fu Zeno di Giuliano detto Merletto di Vestena, stanca di essere chiamata a contribuire con prestazioni di uomini e con forniture di prodotti, legna in particolare, fece appello al Capitano veneziano di Verona Giacomo Marcello di poter beneficiare del medesimo trattamento dei contermini comuni delle Montagne del Carbòn, in quanto anch'essa situata in “locum sterile”, alla cui villa non era nemmeno possibile accedere con dei carri, “cum plaustris”, ma solamente con i cavalli. Non c'era in quel tempo alcuna strada carrabile che raggiugesse Vestena! Chiese che fossero tolte le molteplici angherie ed oneri che gravavano sui suoi poveri abitanti e che che questi siano trattati al pari degli uomini della Montagna del Carbòn.

Quali erano queste “angherie”? Dagli antichi documenti del Comune di Verona emerge un elenco ben documentato. Alcune erano prestazioni di trasporto di derrate agricole o di materiale da costruzione: 1462 orzo da Zevio a Lazise, 1461; 4 carri di legname condotto per i soldati in Cittadella a Verona; 1471 portare la calcina da Marcemigo fino al castello di San Felice a Verona; 1463, otto carri “de sabion” al castello di San Felice … Altre erano prestazioni di manodopera: 1468, sei giornate di lavoro nella casa del Podestà a Verona; 1468, tre giorni di lavoro dal 16 giugno 1469 in Cittadella; 1461 tre giorni di lavoro alla Stedèra a Verona;1461, due giornate di lavoro per sei persone alla Fossa di Peschiera fin dal mese di Aprile 1467; 1477 lavori alla porta della Bra, 4 giorni per 8 operai…Alcune prestazioni, a volte, si facevano in territori lontani come nel Friuli. I cavalli a servizio della vicaria erano stazionati a Tregnago e il loro mantenimento era ripartito pro-quota tra i comuni del Vicariato.


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