Castelvero

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venerdì 9 febbraio 2024

Le origini dei Filippozzi di Castelvero e di Badia Calavena (S. Valdegamberi)

 


La famiglia dei Filipozzi viveva a Castelvero già dai primi del Quattrocento. Allora Castelvero era un comune rurale del vicariato di Tregnago. Già dall’antichità era abitato da una popolazione stabile, tanto da avere un castello, il “castrum vetus” da cui prese il nome. I ruderi del vecchio castrum erano visibili vicino al luogo dove si trovava l’antica chiesa (oggi scomparsa), dedicata a San Salvatore, nel luogo che ancor oggi si chiama Chiesavecchia. San Salvatore era un santo della devozione longobarda, a cui fu dedicata anche un’altra antica chiesa a Montecchia di Crosara. La località è attestata già nel 1145 in un documento che riporta una controversia tra i monaci di San Mauro di Saline e i canonici di Badia per la giurisdizione sulla chiesa di San Salvatore. I Filippozzi (a volte scritti come Filipozzi) compaiono in un atto dell’11 maggio 1403, “Instrumentum n. 11 Jacobi et Germani de Fillopociis de Castelvero”. I Filipozzi, insieme ai Vanzo e ai Bruni, sono tra le più antiche famiglie di Castelvero. Un tale figlio del fu Domenico Filipozzi di Castelvero comperò da Cristiano, figlio e procuratore di Michele “de Musellis” (Muselli è un’antica famiglia di Verona proprietari del palazzo dove ora c’è la Banca d’Italia, in via Cavour), un pezzo di terra prativa nelle pertinenze di Tregnago (allora il comune di Tregnago era esteso lungo la dorsale ed arrivava fino a Sprea) nella località chiamata la Tomba di Ventura. Forse si tratta del monte Tomba, in direzione di Sprea o, più probabile, il dosso tondeggiante nella località Caveci, sopra Castelvero in direzione dell’odierno Monte Pecora che a quei tempi si chiamava monte Camello, “mons Camilli”. Le terre dal “col de la Spina”, il valico della Collina, verso nord erano fino al 1628 appartenenti al Comune di Tregnago; poi passarono sotto la giurisdizione di Badia Calavena. Il 24 giugno 1443 un proprietario cittadino veronese, della contrada Pigna, diede in affitto a Domenico figlio del fu Domenico “de Fillipotiis” un pezzo di terra su quei monti, sempre nel comune di Tregnago (oggi Badia Calavena). Il 4 ottobre 1497 Biasio del fu Domenico “de Phillipociis” acquistò un terreno dal signor Tommaso “de Vittalibus” una pezza di terra prativa, nelle pertinenze di Tregnago (oggi Badia Calavena), in località Corbarie (Corbare è un toponimo tuttora esistente -. Vedi “I Nomi Raccontano la Storia” (Stefano Valdegamberi). La località si trova vicino a Castelvero, verso il vajo dei Mulini. Seguono altri acquisti sempre nelle Corbare e nella località Bordagnagni (le attuali “Borghejane”, luoghi studiati nel predetto libro). Nel 1527 l’acquisto interessò un terreno sul monte Pecora che allora si chiamava “Camolezo”; nel 1539 comperano, sempre nella Bordagnana, un terreno da Andrea “de Enselmis”. In seguito alcuni Filipozzi si trasferirono a Badia e nell’allora comune di Pernigo, da poco separatosi da quello di Marcemigo, verso il monte di San Moro. Filippo Filipozzi abitò nella contrada Perari che, grazie alla presenza della sua famiglia e dei suoi discendenti prese il nome attuale di contrada Filippi. (ASVr VIII Vari, 30 – 39). Altri Filippozzi si spostarono in seguito da Castelvero verso Badia: alcuni giunsero nella contrada Gamberoni ove rimangono fino ai nostri giorni.


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